In ogni garage o cantina o sgabuzzino o sottoscala o quant'altro ancora, frequentato da un motociclista, DEVE esserci il leggendario bidone dell'olio. Il bidone dell'olio è un'istituzione, un punto fermo che, nel corso degli anni, soprattutto, raccoglie le emozioni, i sentimenti, i ricordi, le lacrime, le risate e la vita stessa del motociclista. ll bidone dell'olio per eccellenza è un barile di latta fregato in qualche cantiere o ottenuto, chissà come, da qualche distributore di benzina. L'ideale è possederne uno con la scritta "TAMOIL", "ELF", "VALVOLINE" o simili, a testimonianza di un'ispirazione chiaramente corsaiola, meglio se un po' retrò, e, sopratutto, dev'essere vecchio e rugginoso. Occasionalmente può andare bene anche un barattolone di vernice di plastica o un enorme secchio da spazzatura. L'importante è che abbia un coperchio (rigorosamente più grande, in modo che non chiuda bene) che ne celi il contenuto a madri o mogli, le quali, si sa, odiano i bidoni che contengono olio usato o qualsiasi altra cosa possa sembrare inutile o, peggio ancora, immondizia. Di solito ci si fornisce di un bidone dell'olio solo la 5' o 6' volta che si decide di fare manutenzione alla moto, della serie: "Basta, da oggi il cambio olio lo faccio io!! E che ce vo'? Lo raccolgo e poi lo vado a buttare nell'apposito raccoglitore di olii esausti". E i propositi, inizialmente, sono anche buoni! Si smonta il bullone per lo spurgo dell'olio motore e lo si raccoglie in una di quelle teglie di alluminio fatte per cuocere le melanzane al forno, che a prima vista sembrano l'attrezzo ideale per questa operazione in quanto sono basse e larghe e permettono di non sporcare minimamente per terra. E tutto procede secondo i piani, tranne quando ci si accorge, tragicamente, che l'olio contenuto nel motore è molto di più di quanto si pensava e che la teglia si sta rivelando troppo piccola. Inutile farsi venire in mente di tappare momentaneamente il foro dello spurgo perchè il bullone, ovviamente, è sparito. Si corre velocissimi a casa e si comincia a saltellare da una parte all'altra, farfugliando frasi incomprensibili e aprendo tutte le credenze per cercare un'altra teglia, mentre l'eventuale moglie o madre comincia ad imprecare per tutte le impronte di grasso e olio lasciate per casa. Si cerca di spiegare cosa si sta cercando, ma l'euforia ed il pensiero dell'olio che continua a scorrere, non aiutano a chiarirsi e visto che la seconda teglia, ovviamente, non c'è, si rimedia con una dozzina di vasetti di vetro da 5cc , da usare in sequenza. Si torna in garage che già un po' d'olio sta traboccando. Si sposta di fretta la teglia rovesciando un buon 25% di contenuto per terra e si mettono in fila tutti i vasetti. A questo punto viene il momento più brutto, quello in cui si realizza che se la teglia vuota era facile da sollevare, con l'olio dentro, ha perso ogni parvenza di rigidità e pertanto, piegandosi sotto al peso del liquido, risulta impossibile da muovere. Dopo una decina di tentativi inutili, che portano solo a rovesciare per terra un altro 30% di liquido, si rimedia con un pezzetto di compensato da far scivolare sotto alla teglia tipo vassoio e si riesce a tirarla su rovesciandosi addosso solo un mezzo litro d'olio. Si riempiono gli altri 12 barattolini e finalmente l'olio motore ha finito di scendere. A questo punto si è, in genere, abbastanza alterati, stanchi, sporchi, demotivati e ci si accorge, inoltre, di aver sgarrato i tempi di intervento previsti di almeno 1 ora e mezzo. In queste condizioni tutti i buoni propositi riguardo allo smaltimento dell'olio vanno a farsi benedire e la teglia dell'olio (con quel poco che vi è rimasto) finisce in un angolo. Si guardano le macchie per terra e si tenta di pulirle con stracci e giornali con ben pochi risultati e già si sentono gli accidenti della madre/moglie. Si cerca, allora, di consolarsi illudendosi che possa evaporare e asciugarsi da solo, ben sapendo che tutto il pavimento del garage è costellato di macchie d'olio presenti da secoli. Ad ogni modo si va avanti così per un po' di anni, finchè non si accorge di avere raccolto 5 o 6 teglie e una 60ina di barattolini con relativo olio e si decide di procurarsi il mitico bidone per smaltire il tutto. Si arriva quindi nel garage con il bidone vuoto, gli si trova un posto e si procede al riempimento. A vedere quell'olio scorrere e mischiarsi, colorando il fondo del bidone di quel bellissimo nero lucido, al sentire l'odore tenue e acre che esala dal liquido tornano in mente tanti ricordi, tante domeniche spese in garage con le chiavi in mano, tanti km fatti, tante emozioni. E ci si accorge che stanno finendo tutte in quel bidone, riunendosi e fermandosi per sempre. Si pensa a quanti giri queste particelle abbiano fatto dentro al motore, a quanta strada abbiano percorso preservandolo e proteggendolo. Così passa tutta la voglia di andare a buttarlo e lo si tiene nel bidone senza avere chiaramente idea di cosa farci realmente. Così, care madri e care mogli, non stupitevi se, scendendo in garage a cercare il vostro motociclista che 5 ore prima aveva detto qualcosa come "scendo un momento a controllare una cosa", lo trovate fermo immobile a fissare il fondo di un bidone. Egli è sceso, effettivamente, a fare qualcosa di utile, ma il suo sguardo è stato catturato dal bidone e non ha potuto resistere, Ha tolto tutte le cianfrusaglie che c'erano sul tappo, lo ha spostato e si è perso in quell'abisso scuro e profondo che, come una televisione, gli fa scorrere davanti tante bellissime immagini di cui è lui stesso protagonista.