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Ritornare in Moto!
by Ed Il Polso
Cosa significa per noi andare in moto? Me lo sono chiesto tante volte e soprattutto ora, a due mesi dalla mia prima caduta in moto sulla strada.
Dentro di me alberga uno strano sentimento che si divide a metà tra il non vedere l’ora di smanettare di nuovo e una strana sensazione che non avevo mai provato prima: la paura di cadere che ha rubato il posto alla consapevolezza che fosse una cosa lontana da chi dopo tanti anni a dare gas ha assaggiato il sapore dello sporco e freddo asfalto.
Quando ci penso dico che è strano. La voglia di rimontare sul mio cavallo è infinita ma cresce con essa l’ansia di non sentire più dentro di me quello stimolo che mi portava a chiedere sempre il massimo delle sensazioni... Ecco forse ho centrato l’argomento: ho paura di non riuscire più a sentire la necessità dell’adrenalina. Forse questo è l’aspetto più forte del problema e sicuramente quello che più mi spaventa.
Entro in garage salgo sulla moto parto scaldo le gomme e... non ho voglia di fare due pieghe come si deve! La paura di non sentire questa voglia supera quella di cadere e allora... è finita la mia passione per quel tipo di motociclismo? Già ma quale tipo? Quello del Joe Bar con le sfide tra amici... la ricerca della piega, sentire quel rumore plastico delle saponette che sfregano l’asfalto? Oppure quello che ti porta a voler dimostrare a te stesso che sei bravo, che riesci a vincere a superare l’avversario? Forse sono uno di quelli che amano sentire le gambe che tremano dopo una sbandata o dopo aver visto scorrere sul parabrezza di un auto tutta la propria vita?
E’ qui che i miei pensieri ritornano alla frase iniziale? Che cos’è per me andare in moto?
Forse c’è un po’ di quei tre stereotipi di motociclista... o forse proprio nessuno dei tre!
Allora il mio cervello si collega direttamente con il cuore che è l’arca della passione. Il mio cervello dice che andare in moto mi fa sentire libero e che il piacere di scorgere panorami in movimento senza il filtro di un vetro è un bene impagabile; dice che quando sono in moto si riposa si rilassa, lasciandolo solo con i pensieri liberi anch’essi di spaziare, volare ovunque. La libertà gli lascia più spazio per decodificare quei messaggi che i sensi gli trasmettono e di amplificarli; è così che i profumi diventano magici, il suono del motore pare una sinfonia, i colori sono tenui, rilassanti e lungo la strada che percorri tutti i giorni ti sembra di scorgere ogni volta qualcosa di nuovo. E così diventi un tutt’uno con la tua moto come i cowboys lo erano con i loro cavalli; ti sembra di carpire la frequenza delle vibrazioni sul manubrio al punto che attraverso le mani passano nel tuo corpo come se fosse il tuo sangue.
Tutto questo però non esisterebbe se il cuore non conservasse quell’enorme segreto che si chiama passione.
E’ quella che ci spinge a saltare su una sella e a collegare un rumore ad un brivido. E’ lui che mi fa sorridere quando un motociclista che mi viene incontro alza la mano e mi saluta come un vecchio amico. E’ lui che mi fa gridare quando il nastro d’asfalto si avvicina velocemente alla carena e il ginocchio sembra voler scavare un solco per lasciare una firma indelebile, quasi a sancire il mio passaggio.
E forse si ha paura che cuore e cervello non parlino più come prima, come un fiume che non porta più acqua al mare.
Però il cuore ha una grande risorsa. Quella risorsa inesauribile che si chiama passione e che racchiude ogni sensazione recepita in tanti anni passati lungo le strade.
La stagione fredda sta per passare, le giornate si allungano e il desiderio di ruotare il polso è quello di sempre, per niente scalfito dalle disavventure. Sarà perciò una sfida tra cuore e cervello questa volta. Si fronteggeranno e farò il tifo per il cuore.
Se dovesse vincere il cervello cambierà solo il modo di andare in moto e il modo con cui il cuore rilascerà ogni giorno il suo segreto.
E’ ora di saltare in sella e continuare a provarci.

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