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I miei primi 200.000Km
Capitolo Sesto
Mi sono fatto la Moto Morini.
Il "Faina" era così soprannominato a causa della somiglianza del suo viso con quello dell'animale in questione. Aveva una grande virtù: non perdeva mai il suo buonumore, neanche se gli cadevano quintali di mobilia sul viso...e fu proprio quello che gli accadde, in una serata di Ottobre del 1985. Dopo che la mia Honda XL125S cambiò forzatamente proprietario, cercai un lavoretto da fare dopo gli impegni scolastici che mi permettesse di guadagnare gli agognati soldini necessari all'acquisto di una moto; il lavoretto consisteva nel consegnare e assemblare arredamenti per conto di un negozio presso il quale lavorava il "Faina". Non mi ero mai reso conto di quanto fosse profondo il significato del concetto dei "soldi sudati" fino a quando, giunti presso un appartamento nel centro storico e situato al quinto piano, iniziammo il trasporto di una cucina completa di elettrodomestici, trasportandola su per le scale mentre il portiere dello stabile, con uno sguardo tra il divertito e il sadico, controllava che non usassimo l'ascensore, tra l'altro molto piccolo e assai vetusto. "A Faì, ma chi c...o me lo fà fare sto mazzo, chi se ne frega della moto!!!","Aspetta che portamo sù er frigorifero, allora sì che te viè la voglia de annà in moto!!!"...Porca miseria, il frigorifero ad incasso, quella bestia alta più di due metri!!!, non ci avevo pensato, ma ebbi tutto il tempo per farlo: scalino dopo scalino, con la schiena che cantava "Ave Maria ti dono il cuore e la schiena mia" a pieni polmoni, iniziammo la scalata fino alla vetta ma l'imprevisto era in agguato: sotto i piedi del "Faina" la soglia di un gradino diede forfait, staccandosi dallo stesso e mandandolo a gambe all'aria; scendemmo i gradini che ci separavano dal precedente pianerottolo come Gatto Silvestro nei cartoni animati, rimbalzando sul fondoschiena e avvinghiati come improbabili innamorati al nostro frigorifero. Incredibile, nonostante lo "strike" che lo stesso fece sul suo viso, da dietro l'imballaggio il "Faina" iniziò a sogghignare per poi finire a ridere tutti e due come pazzi. Scherzi a parte era un lavoraccio duro, anche se aveva i suoi lati piacevoli come le mance e...le figliole dei padroni di casa, quasi sempre molto interessate alle tecniche di montaggio dei mobili; durò sei mesi, ovvero il tempo necessario a racimolare la somma prevista per la moto che nel frattempo decisi di acquistare: un Morini Kanguro 350, naturalmente usato!!!. Nel panorama delle moto da enduro non specialistiche di allora, personalmente la giudicavo un prodotto bello ed intelligente: il motore era il classico bicilindrico a V di 72 gradi longitudinale (un pochino rumoroso di meccanica) raffreddato ad aria, con distribuzione monoalbero sul basamento comandato da cinghia e rinvii per le valvole ad aste e bilancieri; era dotato di una inusuale frizione a secco, ma soprattutto era di una semplicità costruttiva, che fa rima con una facile manutenzione e affidabilità, e di una robustezza eccezionali: in un paio di ore si cambiava la cinghia di distribuzione, si regolavano i giochi delle valvole con lo spessimetro, si sostituivano l'olio, le candele e il filtro dell'aria (quest'ultimo un pochino...inaccessibile) e...voilà, tagliando fatto in barba ai meccanici sanguisughe; inoltre consumava pochissimo e disponeva di una buona cavalleria e allungo agli alti regimi, il che consentiva di effettuare lunghe percorrenze senza denunciare surriscaldamenti o affaticamenti (non sorridete: la sorella maggiore Camel 500 partecipò a svariate Parigi-Dakar con ottimi risultati); senza saperlo la Morini aveva prodotto la capostipite del concetto moderno di enduro bicilindrica a largo spettro di azione, come la sempre verde Honda Transalp e similari. Il telaio era un classico "doppia culla" a tubi tondi, semplice ma assai robusto; ottime le rifiniture, con le "plastiche" verniciate e tanto di trasparente a protezione degli adesivi; l'abitabilità per il conducente e il passeggero erano eccezionali: la sella era una vera poltrona imbottita, priva di fastidiose pendenze e assottigliamenti sfuggenti, che fanno tanto aggressiva la linea quanto la scomodità per il malcapitato passeggero, verso la sezione posteriore. Al contrario l'impianto elettrico e il mono posteriore, a differenza dell'ottima forcella Marzocchi, erano i veri grandi difetti di questa moto: il primo, un arcaico 6 volt, era pietoso con i suoi connettori di scarsa qualità, il regolatore sottodimensionato e gli esili fili elettrici, buoni giusto per le luci dei decori natalizi; nel secondo, dopo qualche migliaio di km, immancabilmente si danneggiava il paralolio di tenuta con conseguente..."Kangureggiamento" durante la marcia!!!. Mi ricordo ancora quando la cercai con Daniela: la prima, dopo frasi del tipo "E' perfetta...pochissimi km...tenuta come fosse una figlia", aperta la porta del box a momenti mi provoca un infarto: brutta, sporca, ammaccata e piena zeppa di adesivi pubblicitari allucinanti; al proprietario sfacciatamente sorridente non seppi dire altro che non avrei mai voluto trovarmi nei panni della sfortunatissima...figlia!!!. Tra le risate di Daniela e il mio broncio condito di mugugni vari, ci recammo a vedere la seconda; dopo aver suonato il citofono vedemmo apparire un ragazzo...alquanto zoppicante, a causa di un trauma "subito durante una partita di calcetto", mi sembrava quasi di poterli sentire tutti quei simpaticissimi campanellini di allarme che si misero a suonare nella mia testa; la moto era in ottime condizioni, a parte una vistosa piega, con relative scaglie di vernice mancanti, sul tubolare del telaio, guarda caso dal lato corrispondente alla caviglia traumatizzata del proprietario!!!. Daniela trovò molto divertente vedere la faccia di quest'ultimo irrigidirsi, cambiare colore imperlandosi di minutissime goccioline di sudore e dare inizio ad una serie di argomentazioni varie, tanto per cambiare discorso e...distogliermi dal "bozzo galeotto"; lo ringraziai del tempo dedicatomi e mi congedai dicendogli che il calcetto può essere molto pericoloso per...il nostro telaio fatto di ossa, muscoli e legamenti vari. La terza fu quella giusta: poche chiacchiere, assenza quasi totale di allegria da parte del venditore e...di magagne apparenti e nascoste;" Ma...non si potrebbe trattare un pochino sul prez...","NO, NON SE NE PARLA NEMMENO!!!; Anzi, se non fosse per quella cac...zzi di mia moglie neanche la venderei: da quando ci siamo sposati mi sta facendo odiare la moto". Mamma mia, pensai seriamente di sottopormi ad una vaccinazione antirabbia, prima di effettuare l'eventuale passaggio di proprietà.
meccanici sanguisughe; inoltre consumava pochissimo e disponeva di una buona cavalleria e allungo agli alti regimi, il che consentiva di effettuare lunghe percorrenze senza denunciare surriscaldamenti o affaticamenti (non sorridete: la sorella maggiore Camel 500 partecipò a svariate Parigi-Dakar con ottimi risultati); senza saperlo la Morini aveva prodotto la capostipite del concetto moderno di enduro bicilindrica a largo spettro di azione, come la sempre verde Honda Transalp e similari. Il telaio era un classico "doppia culla" a tubi tondi, semplice ma assai robusto; ottime le rifiniture, con le "plastiche" verniciate e tanto di trasparente a protezione degli adesivi; l'abitabilità per il conducente e il passeggero erano eccezionali: la sella era una vera poltrona imbottita, priva di fastidiose pendenze e assottigliamenti sfuggenti, che fanno tanto aggressiva la linea quanto la scomodità per il malcapitato passeggero, verso la sezione posteriore. Al contrario l'impianto elettrico e il mono posteriore, a differenza dell'ottima forcella Marzocchi, erano i veri grandi difetti di questa moto: il primo, un arcaico 6 volt, era pietoso con i suoi connettori di scarsa qualità, il regolatore sottodimensionato e gli esili fili elettrici, buoni giusto per le luci dei decori natalizi; nel secondo, dopo qualche migliaio di km, immancabilmente si danneggiava il paralolio di tenuta con conseguente..."Kangureggiamento" durante la marcia!!!. Mi ricordo ancora quando la cercai con Daniela: la prima, dopo frasi del tipo "E' perfetta...pochissimi km...tenuta come fosse una figlia", aperta la porta del box a momenti mi provoca un infarto: brutta, sporca, ammaccata e piena zeppa di adesivi pubblicitari allucinanti; al proprietario sfacciatamente sorridente non seppi dire altro che non avrei mai voluto trovarmi nei panni della sfortunatissima...figlia!!!. Tra le risate di Daniela e il mio broncio condito di mugugni vari, ci recammo a vedere la seconda; dopo aver suonato il citofono vedemmo apparire un ragazzo...alquanto zoppicante, a causa di un trauma "subito durante una partita di calcetto", mi sembrava quasi di poterli sentire tutti quei simpaticissimi campanellini di allarme che si misero a suonare nella mia testa; la moto era in ottime condizioni, a parte una vistosa piega, con relative scaglie di vernice mancanti, sul tubolare del telaio, guarda caso dal lato corrispondente alla caviglia traumatizzata del proprietario!!!. Daniela trovò molto divertente vedere la faccia di quest'ultimo irrigidirsi, cambiare colore imperlandosi di minutissime goccioline di sudore e dare inizio ad una serie di argomentazioni varie, tanto per cambiare discorso e...distogliermi dal "bozzo galeotto"; lo ringraziai del tempo dedicatomi e mi congedai dicendogli che il calcetto può essere molto pericoloso per...il nostro telaio fatto di ossa, muscoli e legamenti vari. La terza fu quella giusta: poche chiacchiere, assenza quasi totale di allegria da parte del venditore e...di magagne apparenti e nascoste;" Ma...non si potrebbe trattare un pochino sul prez...","NO, NON SE NE PARLA NEMMENO!!!; Anzi, se non fosse per quella cac...zzi di mia moglie neanche la venderei: da quando ci siamo sposati mi sta facendo odiare la moto". Mamma mia, pensai seriamente di sottopormi ad una vaccinazione antirabbia, prima di effettuare l'eventuale passaggio di proprietà.
Perché la maggior parte della gentili consorti ce l'ha tanto con le nostre povere due ruote?. Ho un amico che voleva comprarsi una moto da enduro usata senza particolari pretese prestazionali ; la moglie, dopo innumerevoli litigi, acconsentì approvando un budget di spesa a dir poco ridicolo, a tutto vantaggio della sicurezza di marcia del marito(non é male come idea per sbarazzarsi del coniuge in modo legale); comprò una Suzuki DR600, ridotta come un cadavere ma non osai dirglielo, tanto era contento di avere finalmente una moto tutta sua, una notte gliela rubarono dal giardino di casa: volete sapere cosa fece la moglie mentre il marito piangeva la perdita, al rientro notturno dopo una festa?:"AHHH, meno male, una volta tanto che i problemi si risolvono da soli!!!" e, come se niente fosse, se ne andò a dormire; ne ricordo moltissimi altri di casi più o meno analoghi, ai quali porgevo la mia spalla su cui versare le amare lacrime, frutto dei dissidi, oppure mostravo le mie notevoli incaz....re, dovute ai numerosi ed inconcludenti giri presso i concessionari e/o privati alla ricerca di una moto che non si sarebbe mai acquistata, ma non sono mai riuscito a capire il lato costruttivo di tale atteggiamento di diniego nei confronti della tanto agognata due ruote. Penso che uno dei peggiori difetti degli esseri umani sia quella forma di egoismo che si esprime nella mancanza di volontà di capire in profondità, tranne che in certe situazioni a volte ormai irreparabili, le motivazioni, le passioni e le esigenze di chi ci sta vicino; spesso mi sento dire che la moto é una cosa da adolescenti, che è una spesa continua ed inutile, che chi indossa una tuta, sale su qualche centimetro di equilibrio precario per poi rischiare tutto quello che rischia ogni volta che lo fa è una persona malata di mente, quando non viene addirittura additato come un delinquente; il dramma é che tutto questo molte volte avviene nell'ambito di una coppia che si fidanza, investe dei soldi, e tanti, per l'acquisto di una casa; promette davanti a Dio e agli uomini di "amarsi ed onorarsi per tutti i giorni della propria vita"; genera dei figli e improvvisamente...l'uno per l'altro diventa deficiente per vari motivi, nel nostro caso perché magari, ad un certo punto della vita viene voglia di salire su una moto, oppure non si ha affatto voglia di scendere soltanto perché si diventa coniugi e genitori. Mogli e fidanzate, ricordatevi: riuscire a rimanere bambini, ad ogni età e naturalmente nel modo giusto, é la cosa più bella per noi stessi e per chi ci sta vicino, soprattutto per i nostri figli che avranno sempre un amico con cui giocare, parlare e confrontarsi, invece di alienarsi davanti alla TV; che i soldi non servono a nulla se non si hanno desideri veri da esaudire, oltre alle necessità quotidiane; che avere voglia di salire su una moto non significa essere degli eterni immaturi che aprono il gas e si "sparano" a velocità folli, bensì conduce a stringere amicizie innate, condividere emozioni, scambiarsi idee, provare quella gioia unica nel veder apparire all'orizzonte persone che hanno macinato centinaia di km soltanto per la voglia di vederti e passare una giornata in moto con te...a proposito Tommy, é stato per me un grande onore e motivo di felicità vedervi negli specchietti della mia erredì; che i veri malati di mente sono coloro, tra i quali annovero soprattutto le donne incinte, che quotidianamente aprono quella scatolina con la dicitura:" nuoce gravemente alla salute" o ancora meglio: "provoca il cancro", e giorno dopo giorno, tra un sorriso e una boccata di fumo, aggiungono una firma sulla richiesta di approvazione per il "referendum per l'abolizione della mia vita"; quindi, a tutte le persone che stanno per vendere la moto o non l'acquisteranno mai, nonostante la desiderino da matti, a causa di forze maggiori non improrogabili, ricordo che i desideri e le passioni non possono e non devono assolutamente aspettare per realizzarsi, perché il domani é un'entità potenzialmente virtuale e ingannatrice e dopo...non ci é concesso sapere se Dio verrà a prenderci a quell'Incrocio guidando una R1 blu (Ti prego, non fulminarmi se ho scelto una moto che a Te non piace, ma é quella con il colore giusto per evocare simili immagini!!), con a fianco la moto dei nostri sogni già accesa e scaldata in regime di minimo, appollaiata sul cavalletto e con un bel casco "replica" del nostro mito motociclistico terreno poggiato delicatamente sul serbatoio, per poi condurci al motoraduno dell'Eternità. Rappresentanti del gentil sesso, se soltanto avete la voglia di conoscere meglio la persona alla quale avete detto il fatidico "si", perché al momento giusto ha sempre qualcosa di buono da dire o da fare per voi, salite su quella maledetta sella, abbracciatelo e ditegli che lo fate soltanto per curiosità, che magari sarà soltanto per quella volta...ma PROVATECI: forse scoprirete che le passioni possono essere condivise e successivamente vissute da protagoniste, riempiendovi la vita di cose sempre nuove da scoprire e ritrovare, scacciando così quell'eterno fracassone, sempre pronto al litigio ma mai al dialogo, che si chiama "Silenzio"...Beh, forse mi sono lasciato andare un tantino troppo, ma questo lo voglio dire a piena...manetta: UN EVVIVA PER TUTTE LE DONNE MOTOCICLISTE, sicuramente coraggiose, curiose e vive, sicuramente mamme e mogli attente, sicuramente non assoggettate allo stereotipo che le vuole esclusivamente casalinghe-impiegate-mogli-mamme, al quale la società ancora oggi molto spesso le omologa. Al passaggio di proprietà era presente anche la moglie del venditore, giunta in moto per l'occasione (quando li ho visti arrivare gli occhi mi schizzarono fuori delle orbite!!!)...e la situazione era veramente grottesca: io e Daniela eravamo felici e ansiosi di salire sulla nuova arrivata, la controparte era il ritratto di due comandanti sul campo dopo una estenuante battaglia: il volto fiero e sorridente della vincitrice e quello segnato e triste dello sconfitto che consegna la sua irrevocabile bandiera bianca, con il grande dolore provocato dalla consapevolezza che ci saranno molte altre rese incondizionate.


Ancora oggi, dopo 16 anni, la trovo una moto bellissima; passeggeri/e afflitti dai dolori al fondoschiena dovuti alle selle moderne, guardate la foto e...meditate.

Guidare una moto da enduro sulla sabbia, anche se non è di deserto, è un'esperienza indimenticabile, ma fate attenzione alle buche scavate dai bambini per divertimento: se ci finisce l'anteriore la moto si trasforma in catapulta!!!

E così la cilindrata andava crescendo, e con essa la voglia di andare; si aprirono le porte delle autostrade e portai finalmente le gomme della mia moto in altre regioni, le distanze che si cominciavano a percorrere stavano diventando numeri compresi tra le tre e le quattro cifre; le strade pian piano si stavano trasformando dai grovigli maleodoranti di automobili, dei quali il clackson è la stonatissima colonna sonora, alle corsie, magari sterrate, del museo più bello che madre natura ci ha donato: i paesaggi che cambiando aspetto e colore al susseguirsi delle stagioni offrono sempre forme e immagini diverse ma ugualmente suggestive...ma la cosa più bella di quei posti é il silenzio: ci sei solo tu e la moto che ti parla con la sua voce. Purtroppo gli amici del bar, ovvero i "fantasmi", presero delle strade completamente diverse: chi abbandonò la moto per l'automobile; chi non riuscì a costruirsi un futuro e chi pensò di aver trovato la via più facile per raggiungere il denaro, finendo nel mondo della droga con conseguenze gravissime; chi semplicemente se ne andò, perché capì che in quel capitolo era giunta la parola "fine": meglio non guastare con delle pagine inutili e deleterie un libro altrimenti bello.

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