Circuito nuovo per tutti quello di Doha. Sinceramente non capisco i motivi (oltre al dio denaro) che hanno portato il mondiale in questo paese; motociclisti non ce ne sono, gli spettatori erano meno che ad una partita dell’oratorio, in più piloti e moto costretti a patire il caldo infernale del deserto. Se a questo aggiungiamo la pista pericolosissima per via della sabbia che il vento toglie alle dune per regalare all’asfalto allora si possono ben spiegare le mie perplessità. Per contro i ricchi sceicchi possono promuovere attraverso i satelliti il loro paese, gli sponsor tabaccai possono proporre i loro marchi in formato gigante considerando la battaglia che ormai sempre più paesi gli hanno mosso. Fatta questa premessa veniamo ad un weekend di gara davvero anomalo. I tempi delle prove scendono di quasi 10 secondi nei primi turni di prove. Così la 250 è quella che ha più vantaggi sfruttando la pista che le altre 2 classi provvedono a gommare. Un rettilineo così lungo e un traguardo così lontano fanno capire quanto il gioco delle scie sia importante soprattutto in 125. Dovizioso parte subito bene, seguito dalle solite velocissime KTM, dall’aprilia di Bautista e da Jorge Lorenzo che su questa pista non può certo fare il “Por Fuera” per via della pista sporca fuori traiettoria. Gli altri pretendenti del mondiale sono tagliati fuori fin da subito; Barbera non ha mai trovato il feeling su questa pista e si trova a navigare intorno alla decima posizione, mentre Locatelli, dopo un ottimo warm up, ha evidenti problemi alla moto partendo ultimo. I problemi restano al punto che fatica a risalire le posizioni entrando e uscendo di continuo dalla zona punti. Il caldo e a mio avviso la sabbiolina falcidiano motori a tutto andare e ne fa subito le spese Stoner con la KTM; a completare l’opera ci pensa l’asfalto infido fuori traiettoria. Dovizioso dopo diversi tentativi di fuga pare arrendersi a Lorenzo, ma è ormai nota l’intelligenza tattica di questo giovane pilota; in effetti il traguardo è molto lontano dall’ultima curva e tutto fa presupporre un arrivo in volata. La previsioni si preannuncia subito quando il romagnolo esce in scia a Lorenza dall’ultima curva, lo affianca con una moto che sembra avere 10 Cv in più e udite udite… arrivano perfettamente affiancati al fotofinish; forse un arrivo a parimerito non è mai accaduto nella storia del motomondiale; i due si guardano chiedendosi chi ha vinto… ma la direzione fa sapere che la vittoria è di Lorenzo per via del giro più veloce realizzato in gara. Al quinto troviamo un rinato Fabrizio Lai, che dopo la gara di motegi sembra molto molto ricaricato, o forse è la sua moto ad essere stata ricaricata. Gli altri italiani, Borsoi, Giansanti e Pasini chiudono il gruppo dei 10. Bravi!Se la 125 ha avuto il suo colpo di scena nel finale, le altre due classi lo trovano alla partenza. Nella 250 infatti, uno dei grandi protagonisti, Elias, è costretto a rientrare ai box dopo il giro di ricognizione per aver perso una saponetta della tuta. Così parte anche in ritardo ed è costretto ad una furibonda rimonta. Parte molto bene invece il suo compagno di squadra, Roberto Rolfo, con uno scatto fulmineo che lo porta tra i primi dopo prove che denotano sempre più il suo periodo di crisi che probabilmente si esaurirà solo a fine anno, con la separazione da quella moto, la honda 250, che forse non è mai stata sua. Tra i grandi assenti anche il campione del mondo Poggiali a causa di un misterioso infortunio in un campo da squash. L’argentino Porto parte subito molto forte seguito da Pedrosa, De Angelis che hanno un ritmo impensabile per tutti gli altri. Girano regolarmente un paio di secondi sotto i tempi degli altri. Sembrano seduti su delle motogp forse perché loro prima di tutti hanno carpito i segreti della nuova pista. La sabbia sull’asfalto punisce subito il francese De Puniet che vede svanire sempre più le sue chance mondiali a favore dello spagnolo Pedrosa che non molla la presa su Porto. Ma il francese non è il solo a pagare conto al deserto, e anche in 250 il caldo e la sabbiolina creano non pochi problemi ai motori. A farne le spese è il sammarinese De Angelis il cui motore si ammutolisce proprio quando vedeva alla sua portata un ottimo podio. Ma tra gli eroi di giornata troviamo il nostro Battaini ed Elias; lo spagnolo con una furibonda rimonta arriva fino al quarto posto prima di riaccusare lo stesso problema che lo avevano relegato ad una partenza dai box; la saponetta si stacca di nuovo costringendolo ad un altro veloce passaggio nei box, ma concluderà comunque sesto davanti a Rolfo che ottiene un buon settimo posto ma staccato di 1’11” dal vincitore Porto. Il Batta invece con un aprilia privata ottiene un gran quarto posto dopo una lunga lotta contro la honda ufficiale di Aoyama che però alla fine conclude sul podio. Il bresciano è stato comunque grandioso e forse troppo presto ci eravamo dimenticati di lui. Pedrosa questa volta si accontenta del secondo posto rafforzando la leadership in classifica e con un gp in meno da correre. La motogp si apre tra le polemiche. Rossi penalizzato di 6 secondi sul tempo in prova perché i suoi meccanici si sono recati nottetempo a gommare la sua casella di partenza in griglia. Seguono dei batti e ribatti tra reclami e appelli, finendo per punire anche Max Biaggi per lo stesso motivo. Insomma alla fine sembra che quella di pulire la posizione di partenza fosse una pratica radicata ma questa volta i Team Gresini, Honda Repsol e Ducati hanno colto la palla al balzo per tentare di eliminare il dominatore del mondiale. Per contro quella del team yamaha è stata una imperdonabile leggerezza a cui bisognerà stare attenti dal momento che si è dimostrato che in questa categoria gli interessi sono diventati troppo alti e manager senza scrupoli non hanno più il senso della sportività che regnava in questo sport; e mi riferisco sia a chi ha colto la palla al balzo sia a chi ha cercato di trarre un vantaggio con un’azione stupida che era ritenuta fino al gp di motegi del tutto normale anche se sul filo delle regole. Così si parte con Biaggi e Rossi affiancati nell’ultima fila, e i presupposti non sono dei migliori dato che su questa pista è molto difficile sorpassare per via della sabbia fuori traiettoria. Checa e Gibernau scattano fortissimi dalla prima fila, ma a deliziare tutti è sempre il dottor Rossi. Con una partenza micidiale scarica parte della rabbia che si coglieva dai suoi occhi prima del via. Da ventitreesimo alla prima curva è già nono mentre Biaggi fatica più di lui. A suon di sorpassi infiamma la gara seguendo da vicino un Edwards una volta tanto in palla. Il loro ritmo e dei migliori mentre Gibernau cerca di attaccare Checa guadagnando un bel margine. Rossi è infuriato con il mondo e non esita a passare neanche quando gli si chiude la strada davanti tra Barros e Xaus; tocca il brasiliano ma con molta lealtà alza la mano in curva come fece ai danni di Biaggi qualche anno fà, ma questa volta in segno di scusa. E qui Fiorani intervistato fa capire di avere già pronto un altro reclamo; forse hanno davvero paura di perdere questo mondiale. Intanto Rossi e Edwards continuano a spingere molto molto forte. Rossi vuole dimostrare di essere superiore a certi giochi politici e andare a prendere il suo rivale in testa alla corsa; i tempi si riducono e vederlo spingere così insieme al ritrovato Colin è uno spettacolo. Ma proprio quando il distacco sembra ridursi ecco il patatrac; mette le ruote sul cordolo che quando termina fa schizzare per aria la ruota posteriore della Yamaha e la sua gara termina con una brutta caduta che per fortuna gli procura solo una ferita al dito. Edwards continua a spingere, prende Checa e si avvicina sempre più a Gibernau che comunque mantiene un passo elevatissimo sempre sotto i 2. 00. Biaggi intanto lentamente risale la classifica mentre le ducati devono dare forfait insieme alla Kawasaki di Nakano e la yamaha di Melandri e Checa che deve rinunciare al secondo podio della stagione. Come la 125 e la 250 anche la motogp è stata falcidiata dalle rotture, che hanno favorito un comunque ottimo Ruben Xaus che raccoglie il primo podio dell’anno per una ducati anche se la sua è la moto 2003. Edwards arriva a poco più di un secondo dal suo compagno di squadra ma non ce la fa a prenderlo e per il bene di questo sport individuale sono convinto che non fosse un banale gioco squadra. Biaggi conclude sesto dopo una lenta ma proficua rimonta. A fine gara assistiamo alla saga delle barzellette tra Brivio, Fiorani e Gibernau per concludere con un infuriato Rossi che ne ha per tutti e senza troppi peli sulla lingua. Brivio continua la farsa inventando possibili scuse sulla pulizia della casella, Fiorani che si erige a palatino della giustizia; non si capisce però perché la sua irreprensibile giustizia si scaglia solo contro la yamaha di Rossi dal momento che anche il team pons aveva commesso la stessa irregolarità. Gibernau addirittura rivela che ha chiesto alla squadra di non fare ricorso; Rossi che ha una, seppur comprensibile, caduta di stile contro il suo ex sospensionista. In una cosa ha ragione… La honda inizia davvero a temere di perdere la grande sfida lanciata ad inizio anno e questi ne sono i segni più evidenti. Per finire mi chiedo una cosa: esistono tre gradi di sanzione per le irregolarità: la prima prevede un’ammonizione, la seconda una sanzione amministrativa, la terza una penalizzazione per il pilota, per quale motivo contro i piloti italiani scatta sempre il terzo grado mentre si fa finta di non vedere la bandiera gialla di Gibernau al Mugello? Misteri della… Dorna! Ed il Polso